Principi fondamentali

La nostra attività e basata sui principi cardine su cui si fonda il neopaganesimo, come viene inteso da questa e altre organizzazioni internazionali come la Pagan Federation (Federazione Pagana) e la Pagan Federation International (Federazione Pagana Internazionale).

Tali principi sono stati adottati anche dalla maggioranza delle realtà neopagane italiane e sono espressi come segue:

  1. Amore e affinità con la Natura. Reverenza nei confronti della forza vitale e dei suoi cicli di morte e rinascita che perennemente si rinnovano.
  2. Un’etica positiva in cui l’individuo è responsabile della scoperta e dello sviluppo della propria autentica natura in armonia con l’ambiente esterno e la comunità. Questo principio è spesso indicato dall’espressione “Fa’ ciò che vuoi, finché non danneggia nessuno”.
  3. Il riconoscimento del Divino che trascende il genere e di cui si riconosce altresì sia l’aspetto femminile sia quello maschile.

La Pagan Federation, dal 1989, ha enunciato questi tre principi di fede che, secondo la sua visione, definiscono un pagano, e che i suoi membri sono tenuti a sottoscrivere. […]

La prima componente è l’accettazione della divinità intrinseca del mondo naturale, e il rifiuto di qualunque nozione di creazione da parte di un potere esterno. Si riconosce immediatamente che tale accettazione può prendere una serie di forme possibili, dalla fede animista in un cosmo abitato da un numero apparentemente infinito di forme-spirito, ad un tipo di monoteismo che vede il pianeta come l’organismo vivente di un’unica entità divina.

La seconda componente è il rifiuto di qualsiasi concetto di legge divina prestabilita riguardo al comportamento umano, e perciò dei concetti di peccato e salvezza. Al loro posto c’è un’etica di libertà per esprimere e gratificare i bisogni e i desideri individuali, così da perseguire la crescita e la felicità personale, con l’unica principale restrizione di evitare di fare del male agli altri. A questa restrizione molti danno un valore mistico, con il concetto dell’intrinseca sacralità di tutte le cose viventi. I due aspetti di questa moralità sono riassunti nel “Rede wicca”: “Fa’ ciò che vuoi finché non danneggia nessuno.”

La terza componente è l’accettazione che la divinità possa essere sia femminile che maschile. Tale formulazione lascia spazio ad un’ulteriore gamma di concettualizzazioni: da un singolo Grande Spirito bisessuale a un genuino politeismo, sebbene il duoteismo – nel quale una dea e un dio si manifestano sotto vari aspetti – sia l’articolazione più comune. L’espressione pratica essenziale di questo principio è che le donne sono considerate rappresentanti del potere religioso almeno tanto efficacemente quanto gli uomini.

A prima vista dovrebbe risultare ovvio che tali principi possono caratterizzare non solo ogni altra varietà di neopaganesimo, ma alcune varietà di induismo e scintoismo, e molti sistemi religiosi tribali. Anzi, potrebbero essere avallati dai cristiani liberali, con qualche riformulazione, come il riconoscimento di un Ente Supremo al di là del genere, che incorpora sia il maschile che il femminile. […] Una definizione tacita è quindi cruciale: i pagani di oggi sono persone che sostengono i principi e si rivolgono per simbolismo, affinità e ispirazione alle religioni pre-cristiane dell’Europa e del Vicino Oriente. 

[da Ronald Hutton, The Triumph of the Moon, Oxford Universisty Press – trad. R. Di Vaio]