Breve storia del paganesimo moderno

Una prima precisazione terminologica

In un ginepraio di definizioni, in cui diverse religiosità cercano di trovare una propria, nuova, identità, crediamo di poter scegliere il termine paganesimo come termine utile e di comodo per indicare tutte le spiritualità che si richiamano, in qualsiasi modo, alle religiosità antiche. La religiosità antica, in particolare la greco-romana (fondamento della civiltà occidentale) viene definita dal mondo accademico proprio con il termine “paganesimo”, ma viene definito così (secondo l’uso che ha avuto in origine) solo quando se ne parla in contrapposizione al cristianesimo o all’ebraismo, mai per definire una religione in particolare. E’ un termine che è sempre stato “pratico” più che descrittivo in sé.

 

Il risveglio del paganesimo

Nell’occidente cristianizzato dobbiamo ricordare un particolare interesse per il mondo pagano già dal rinascimento, quando la riscoperta di testi classici, da tempo scomparsi, accompagnata da una certa critica al cristianesimo, risveglia un interesse culturale, rimasto comunque più che altro legato all’elaborazione di una nuova filosofia, una Filosofia Naturale impregnata di neoplatonismo, senza tuttavia mettere in discussione la Religione cioè il cristianesimo. Bisogna attendere, tranne casi isolati, il XX secolo per veder nascere un “guardare” al mondo antico con l’occhio dell’homo religiosus. Per semplificare possiamo dire che mentre nel ‘700, con l’illuminismo, si elabora un certo distacco dal pensiero religioso inteso come Dogma, l’800 con il romanticismo, ha risvegliato l’interesse per il folclore in cui si annidano vecchi relitti di antiche religioni. Questo interesse, soprattutto in Germania, patria dei due importanti linguisti e filologi Grimm, ha rinfocolato quel sentimento patriottico che colorerà tutta l’Europa delle Nazioni. Questo stesso sentimento aveva già risvegliato in Inghilterra un’ispirazione al mondo antico che portò nel 1781 alla fondazione della Ancient Order of Druids. Non si ha ancora una consapevolezza religiosa ma sono i primi passi verso una “nuova” religiosità. Uno dei primi che cita esplicitamente i culti pre-cristiani come culto “valido”, da praticare, è proprio Gerald Gardner che nel suo Witchcraft Today parla esplicitamente di un culto in cui vengono venerate delle Divinità. Alla fine degli anni ’60 quando ormai molti gruppi e associazioni già si rifacevano al “paganesimo”, una di queste la Church of All Worlds pubblica la rivista Green Egg in cui per la prima volta si usano i termini paganesimo e neopaganesimo come termini indicanti una religione (o insieme di religioni). C’è da dire che molti studiosi nel campo della sociologia della religione usano il termine Nuovi Movimenti Religiosi per definire questi tipi di religiosità. Fatta questa breve premessa c’è da chiedersi cosa sia successo in Italia a riguardo.

 

Gli albori italiani

Qualche anno prima che il Gardner dichiarasse di essere stato iniziato in un culto pagano, in Italia nel milieu kremmerziano, sorge l’idea di Schola Italica, cioè di una via iniziatica che trasmetta la prisca sapientia. L’idea è che l’Italia essendo nel cuore geografico del mediterraneo, fosse anche il suo cuore spirituale. Un esponente di questo “movimento”, il massone Arturo Reghini (uno dei padri del Rito Simbolico Italiano), pubblicherà il manifesto della rinascita di una Via Romana agli dei: Imperialismo pagano pubblicato nel 1914 sulla rivista Salamandra. Esso prospettava l’idea di un movimento non solo spirituale, ma anche politico. Reghini, qui, pone su una medesima linea uomini come Pitagora, Dante e Mazzini concepiti come tramiti della prisca sapientia che il movimento che si verrà a creare avrà il compito di “rivitalizzare” con il fine ultimo di ritornare ai Fasti di Roma attraverso l’unione dell’Occidente sotto un unico impero, un Impero Pagano, moderno, con un’idea sacra e romana del diritto. Il matematico toscano portava alle estreme conseguenze idee ed intonazioni d’animo che erano nell’aria. Di lì a poco infatti sorgeranno idee nazionalistiche propugnatrici di un ritorno alla grandezza italica che sfoceranno nel regime fascista. Il 23 marzo del 1919, anno in cui fu fondato il primo fascio di combattimento, era il giorno in cui cadeva la festa romana del Tubilustrium, il lavaggio sacro delle trombe di guerra. Il Reghini si convinse così che Benito Mussolini era il tribuno che sarebbe riuscito a divenire console d’ Italia. Ma quando si costituì il partito fascista, l’affiliazione massonica divenne incompatibile con l’appartenenza al partito fascista. Nel ‘ 29 Mussolini firmò pure il Concordato: per chi era pitagorico e mazziniano fu veramente un duro colpo. La sua delusione si trasformò poi, a seguito di una denuncia del vecchio amico Julius Evola, in esilio. Reghini fu il primo, in Italia, a parlare esplicitamente di un Paganesimo (spirituale) da contrapporre ad un Cristianesimo causa di declino dell’Occidente. Insieme al maestro ed amico Amedeo Rocco Armentano aveva lavorato ad una riforma della massoneria che sostituisse gli elementi giudaico-cristiani con elementi ermetici e pitagorici. Insieme all’allora amico Julius Evola fondò una catena iniziatica indipendente, il gruppo di Ur in cui entrambi cercarono di far emergere la vena più propriamente “pagana”. Evola però dopo essersi sbarazzato di Reghini, sposò l’ideologia fascista e contribuì attivamente con la scuola di mistica fascista figurando nel comitato di redazione della rivista Dottrina fascista. Nel 1928 Julius Evola scrisse un libro che riprendeva nel titolo l’articolo-manifesto reghiniano: Imperialismo Pagano, che in origine aveva come sottotitolo “Il fascismo dinanzi al pericolo euro-cristiano – con una appendice polemica sulle reazioni di parte guelfa”. In questo libro Evola si fa paladino di un fascismo ghibellino, ma in seguito ne riconoscerà i limiti: “La carenza di questi più vasti punti di riferimento e l’accentuazione della polemica anticristiana costituiscono uno dei limiti essenziali di quel mio libretto di battaglia, limite visibile già nel suo titolo, perché, in realtà, non era il caso di parlare di « imperialismo », questo termine moderno designando una tendenza negativa quasi sempre associata ad un esasperato nazionalismo, e perché « pagano » è un termine dispregiativo da respingere usato proprio dai cristiani. Piuttosto si sarebbe dovuto parlare, per un riferimento storico, di una « tradizionalità romana »”. Fu probabilmente questa idea evoliana a far sì che ci si riferisse a quel tipo di religiosità non più con il termine paganesimo ma con il termine di tradizionalismo.

 

Da paganesimo a neopaganesimo via tradizionalismo

Gli anni dalla fine del dopoguerra fino agli anni di piombo, sono gli anni di formazione di quello che emergerà negli anni ’80 come un vero e proprio movimento. In questi anni si forma una galassia composita che esprime diverse sensibilità e una lunga rielaborazione anche critica dei concetti spirituali e filosofici espressi da Reghini ed Evola. Va detto che quest’ultimo sviluppando il tradizionalismo si allontanerà molto dal paganesimo.

Una delle idee portanti che porta alla nascita ufficiale del Movimento Tradizionalista Romano nel 1986 è quello di creare un’elite culturale di destra. Ripresa di una tensione tra la rozzezza del fascismo squadrista e la finezza intellettuale di pensatori come Reghini ed Evola, che è del resto da sempre presente nella destra italiana.

Il movimento fu concepito da Salvatore Ruta, Renato Dal Ponte e Roberto Incardona che si erano uniti nella pubblicazione de La Cittadella. Subito dopo, fra il 1985 e il 1988, lo svolgersi in Sicilia di tre incontri (chiamati I, II e III Conventum Italicum – il primo il 28 agosto 1985, sotto il patrocinio della Dea Vittoria, il secondo il 27 agosto 1986, sotto il patrocinio del Dio Volturno), cui partecipano i rappresentanti (sempre Salvatore Ruta, Renato del Ponte e Roberto Incardona) delle tre comunità convergenti in quella che verrà chiamata la «Via Romana agli Dei». Al termine di questi incontri nasce finalmente il Movimento Tradizionalista Romano (dal 1998 Movimento Tradizionale Romano, MTR), organismo che intende riunire i gruppi che propongono in Italia la «Via Romana».[7] Renato Dal Ponte arrivava dal tradizionalismo evoliano. Salvatore Ruta si era formato nel del gruppo dei Dioscuri, cui si deve un decisivo impulso alla creazione di una corrente pagano-romana nel tradizionalismo italiano, attivo negli ambienti dell’estrema destra romana.  Roberto Incardona veniva dall’esperienza messinese del Centro Studi Tradizionali di Trabia.

Il Movimento Tradizionalista Romano che cambierà poi nome in Movimento Tradizionale Romano, era articolato in gens, gruppi, che operavano in diverse città tra cui Roma, Genova, Messina, ecc. Al di là delle considerazioni sul pensiero politico e filosofico troppo connesso a quello religioso, si tratta di una sintesi eccezionale durata quasi vent’anni, non solo culturale, ma anche un sodalizio spirituale che aveva elaborato una sua gerarchia secondo l’ideale di ordine romano. Il Movimento tradizionalista romano si autodefinisce non un movimento politico, bensì l’espressione, sul piano culturale della Nazione, di un Centro spirituale che alla fine del secondo millennio dell’Era Volgare testimonia della continuità e della viva presenza della Tradizione romano-italica in Italia.[8] Il Movimento pubblica nel 1988 il pamphlet Sul problema di una tradizione romana nel tempo attuale che riassume i principi del tradizionalismo romano.

Nel 1992 entrerà a far parte del movimento l’ Associazione Romània Quirites, e verrà istituita la Curia Romana Patrum come supremo organo dirigente. Alla Curia partecipano i patres, cioè i leader, di ogni gentes, gruppo.

Sempre in questi anni si tenterà di far entrare senza successo nel Movimento il direttore della rivista «Ignis» (1990-92) Roberto Sestito, proveniente dalla reghiniana Associazione Pitagorica di Sebastiano Recupero. E più avanti si prova la stessa cosa con Roberto Corbiletto che tra il ’94 e il ’97 dirige la rivista e il gruppo romano di «Mos Maiorum».

Questi gruppi, come si vede, si esplicitarono per lo più in riviste, la più importante delle quali (per gli sviluppi successivi) fu probabilmente La Cittadella.

Essa fu organo di stampa di un importante organizzazione l’ M.T.R. acronimo per Movimento Tradizionale Romano (prima del 1998 Movimento Tradizionalista Romano, con alterne vicende), che, definendosi non politico, intende riunire i gruppi che propongono in Italia la “via romana”. Dal 2009 la rivista La Cittadella smette di essere l’organo del M.T.R. che nel frattempo si rigenera ed adotta ufficialmente il simbolo delle tre R di Roma Renovata Resurgit dotandosi di un formale statuto.

 

L’alba del neopaganesimo

Nel frattempo, da almeno una decina di anni si era diffusa in Italia una sorta di Neopaganesimo di ritorno (se si tiene presente che Leland dichiara di aver ritrovato un culto pagano proprio in Italia) e che ruota intorno alla religione più diffusa negli ultimi anni: la Wicca.

Il revival del paganesimo parte dall’Inghilterra attraverso la nascita della Wicca e del druidismo, correnti che condividono diversi elementi. Da ricordare la sincera amicizia tra Gerald Gardner e Ross Nichols. Il primo il padre della Wicca, il secondo fondatore dell’Order of Bards, Druid and Ovates (OBOD). Questo revival ha anch’esso le sue basi come in Italia dagli ordini massonici e rosacrociani inglesi, da cui erano originate alla fine del XIX secolo società segrete come la Golden Dawn. A differenza però del tradizionalismo italiano, i movimenti come la Wicca e il Druidismo partono come tradizionalisti, ma subiscono una fortissima trasformazione nel corso degli anni ’60 e ’70 grazie alla diffusione negli Stati Uniti e all’incontro con la contro-cultura: femminismo, attivismo ecologico, movimenti per i diritti. E’ in questi anni che la Wicca, la stregoneria radicale (reclaiming), il Druidismo esprimono tutto il loro potenziale rivoluzionario.

In Italia, la Wicca in particolare, arriverà come fenomeno editoriale solo alla fine degli anni ’90, all’inizio con testi che mescolano magia ad alcuni elementi dei riti della Wicca, poi con qualche libro specifico nelle sezioni dedicate alla new age. All’inizio del nuovo millennio sono già presenti piccoli gruppi di praticanti che fanno per lo più riferimento a siti internet.

Il Druidismo si svilupperà altrettanto lentamente all’interno del revivalismo celtico che da fenomeno meramente culturale (spesso con legami politici nell’area del leghismo), ha dato invece spazio a gruppi spirituali estranei alle politicizzazioni del celtismo, legati ai grandi movimenti druidici internazionali, OBOD, ecc.

Negli ultimi anni, grazie a diversi gruppi e associazioni, vari Lignaggi wiccan si stanno diffondendo in Italia ma anche altre Tradizioni neopagane. Ad oggi il suolo italico è costellato da varie tradizioni della Wicca, svariati gruppi e organizzazioni druidiche e di altre tradizioni neopagane oltre ai percorsi tradizionalisti legati sia alla Via Romana sia all’Etenismo sia ad altre culture.

 

Le due ali del Paganesimo moderno

Si è però assistito, soprattutto negli ultimi anni, ad una sorta di frattura tra due approcci: da una parte chi vuole vivere il “paganesimo” antico come ispirazione, dall’altra chi vuole viverlo nella sua esatta forma originaria. Una spaccatura tra chi sente il peso della fine storica di un mondo e vuole, nel nuovo millennio, costruirne uno Nuovo e chi vuole continuare, in un modo o nell’altro, il mondo antico. Mentre i primi si fregiano del suffisso “Neo” proprio per evidenziare il concetto di nuovo, i secondi lo abborrono preferendo alla ri-creazione, la restaurazione. Negli anni ’70 il giornalista neopagano Isaac Bonewits utilizzò per la prima volta il termine Ricostruzionismo Pagano, termine ripreso poi da Margot Adler nel suo famoso Drawing Down the Moon. Da allora, specie nei paesi anglosassoni si continua ad utilizzare questo termine per la seconda categoria sopra citata. In Italia, probabilmente sotto l’influsso evoliano ci si riferisce all’approccio “della continuità” con il termine Tradizionalismo. Questa denominazione di quello che abbiamo definito come Paganesimo Moderno, prenderà nel corso degli anni sempre più le distanze dall’approccio “Neo”.

Si diffondono subito aspre critiche soprattutto verso il culto più noto, la Wicca. Si dirà che tutto l’approccio è una religiosità “preconfezionata” e “made in U.S.A.” da evitare come la peste in favore di un sano “paganesimo” che è soprattutto, per i fautori di queste critiche, identità. Si prendono le distanze quindi dall’eclettismo in favore di un sincretismo che risulti dai libri di storia. Si sminuirà l’esoterismo cerimoniale in favore della “vera” magia emersa dagli studi del Gruppo di Ur. All’etica dei nuovi pagani si contrappone un codice morale basato sulle virtù degli antichi popoli. Tutto questo spesso si tradusse in scherno ed in un sospetto senso di superiorità. A tutta questa montante critica il mondo ormai definitosi Neopagano ha reagito semplicemente voltando le spalle, non riconoscendosi più nell’approccio del paganesimo ricostruzionista, ma soprattutto rifiutando in blocco l’area politica di riferimento di questo tipo di paganesimo. Il neopaganesimo non è politicizzato.

Si comincia così a diffondersi anche nel mondo anglosassone il termine “retro-pagan” per qualificarne la natura. Proprio come il termine paganesimo alle sue origini nacque in contrapposizione al cristianesimo, così il termine “retro-paganism” (in Italia era stato coniato il termine Veteropaganesimo) viene contrapposto al termine “neo-paganism”. A dire il vero, chi viene definito veteropagano rifiuta molto spesso proprio il termine Pagano, perché esso sarebbe un’etichetta negativa affibbiata dai cristiani.

 

Un Progetto nato dal basso

Terreno di scontro, che probabilmente ha diviso ancora di più l’ala neopagana ( o comunque una parte consistente della sua realtà) da quella veteropagana fu proprio il Progetto Art. 8, la lunga procedura che porterà alla nascita dell’U.C.N.
Il Progetto Articolo 8 è un progetto nato dal basso, utilizzando la rete per consentire al maggior numero di persone di intervenire, sul modello di altri movimenti, creato da singoli e associazioni che hanno sentito l’esigenza di portare all’attenzione della comunità la necessità di avere dei diritti come praticanti di religioni che appartengono ad un medesimo sentire quello del neopaganesimo. È un progetto collettivo unico nel suo genere che ha dato la possibilità alla comunità di partecipare e prendere consapevolezza dei propri diritti lavorando per ottenerli, portando i propri contributi come singoli e come gruppi.

All’inizio il progetto voleva coinvolgere tutte le anime del Paganesimo contemporaneo italiano, ma ben presto si è determinata la volontà di alcuni veteropagani (e il disinteresse di altri) di non voler essere associati al mondo neopagano. Si raccolgono così attorno al progetto la maggioranza delle realtà organizzate tra cui la maggioranza delle associazioni neopagane italiane attive sul territorio, gruppi, cerchi, coven, ma anche singoli attenti all’evoluzione del progetto.

Nasce quindi l’U.C.N. come espressione di diverse comunità neopagane che si raccolgono attorno ai principi espressi della Pagan Federation e da precedenti progetti come il Progetto articolo 8, Paganitaliani, Sphera.